Riassumere in poche parole un’esperienza come quella passata nella Repubblica Democratica del Congo non è un’impresa facile, né tanto meno riuscire a far capire le emozioni che si sono scatenate, diverse per ognuna dei partecipanti.
Le associazioni Oikos ONLUS e Time for Africa di Udine che ci hanno accompagnato in questa avventura avevano organizzato dei corsi preparatori, durante i quali hanno cercato di prepararci a ciò che avremmo trovato laggiù. Le frase che ci ripetevano sempre era: “Spogliatevi di ogni idea e pregiudizio”.
Posso garantire che mai parole furono più adatte. Una volta giunti alla pediatria di Kimbondo ci siamo scontrati con una realtà durissima: più di cinquecento ragazzi, di cui un centinaio di disabili, dagli zero ai venti anni, chi abbandonato ancora in fasce, chi portato già in età di ragione.
Tutti questi bambini avevano storie, volti e desideri diversi, ma condividevano una caratteristica che mi stringeva il cuore: un’enorme, spaventosa sindrome da abbandono e di carenza d’affetto. Questa si manifestava ancora di più nei disabili, i quali arrivavano addirittura a prenderci le mani per potersi accarezzare il volto.
Ogni giorno passato con i ragazzi era una ricchezza, ma anche una sofferenza, poiché eravamo certi di tornare a casa, mentre per loro il futuro era la pediatria.
Ogni giorno passato con i ragazzi mi spingeva a chiedermi cosa potesse dare loro la forza di sopportare questa vita di sacrifici, spesso molto breve, sicuramente difficile e dolorosa. La risposta è arrivata una mattina come un fulmine. Speranza. Una voglia di vivere che non avevo mai visto né sperimentato, unita alla speranza che un giorno tutto questo possa cambiare erano i motori che mandavano avanti i ragazzi.
Ho imparato moltissimo da questo viaggio, per il quale mi sento di ringraziare i gruppi e le associazioni Oikos ONLUS e Time for Africa che hanno permesso questa indimenticabile esperienza di vita. I bambini della pediatria mi hanno insegnato che la vita è difficile, ingiusta e non guarda mai in faccia nessuno. L’importante è continuare a sperare in un futuro migliore.