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OIKOS diventa Ente del Terzo Settore

Novembre 16, 2023

Da Onlus a ETS

Striscione di Oikos, ente del terzo settore

Da Novembre 2023 OIKOS entra ufficialmente a far parte del RUNTS: Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Così, cessa di essere una O.N.L.U.S. e diventa un ETS: Ente del Terzo Settore. Puoi leggere il decreto ufficiale che attesta il passaggio a ETS qui.

Cosa sono gli Enti del Terzo Settore?

Gli ETS sono delle organizzazioni che perseguono attività solidaristiche, civiche, o di utilità sociale. Possono essere commerciali o non commerciali, e sono caratterizzate dall’assenza di scopo di lucro (tranne le Imprese Sociali, che comunque sono fortemente controllate), e perciò non possono distribuire gli utili.

Le categorie di ETS

Gli ETS di dividono in 7 categorie:

  • Organizzazioni di volontariato
  • Associazioni di promozione sociale
  • Enti filantropici
  • Imprese Sociali (include le cooperative)
  • Reti associative
  • Società di mutuo soccorso
  • Altri Enti del terzo settore

OIKOS per il momento è inserita tra gli ‘Altri Enti del terzo settore’. In questa tabella ne sono riportate le caratteristiche:

Tipologia civilistica di enteAssociazioni riconosciute o non riconosciute, Fondazioni e altri enti del libro I del Codice civile
Regole di ammissione tra i soci e di governoLibera ammissione di persone, enti senza scopo di lucro e altri enti
Tipologia di entrateQuelle tipiche degli ETS (da attività di interesse generale, raccolta fondi, attività diverse oltre a rendite patrimoniali)
Presenza di volontariNessun obbligo di prevalenza di volontari
Destinatari dell’attivitàChiunque
Denominazione obbligatoriaEnte del terzo settore o ETS
Fonte: Italia non profit

Altre novità

Alle novità si aggiungono:

L’iscrizione degli ETS al RUNTS (Registro Unico del Terzo Settore)

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali definisce il RUNTS come:

Il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) è istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e pubblicizza l’esistenza di un ente (ETS) fornendo informazioni sulla sua struttura e attività. Attraverso la trasparenza delle informazioni, il registro garantisce l’applicabilità della normativa fiscale e la certezza del diritto nei confronti dei terzi che entrano in rapporto con gli ETS stessi. L’iscrizione nel RUNTS assicura agli ETS di accedere alle agevolazioni previste per il terzo settore e permette loro di stipulare convenzioni con amministrazioni pubbliche per lo svolgimento in favore di terzi di attività o servizi sociali di interesse generale.

Istituzione del Consiglio nazionale del Terzo settore e della Cabina di Regia

Lo scopo del Consiglio è principalmente l’armonizzazione legislativa che riguarda il funzionamento degli ETS. E’ formato da 30 membri che non ricevono alcun compenso. La Cabina, invece, ha funzione di coordinamento delle politiche di governo. (Fonte: Cantiere Terzo Settore)

Vantaggi (Fonte: Cantiere Terzo Settore)

  • Diventare Ets implica il rispetto di una serie di obblighi su democrazia interna, trasparenza, rapporti di lavoro, assicurazione dei volontari, destinazione di eventuali utili, a fronte di esenzioni e vantaggi economici e fiscali, anche sotto forma di incentivi. Previsti, ad esempio, risorse per il nuovo Fondo progetti innovativi, ma anche strumenti finanziari dedicati con i Titoli di solidarietà e agevolazioni come il Social bonus.

  • Viene iconosciuto e normato anche il rapporto tra pubblica amministrazione ed enti del Terzo settore, coinvolgendo attivamente quest’ultimi nella programmazione e nella gestione di servizi. Beni mobili e immobili, inoltre, potranno essere ceduti senza oneri alle associazioni per manifestazioni o in comodato d’uso gratuito come sedi o a canone agevolato per la riqualificazione.

ufficio di un ente del terzo settore

Per saperne di più

Codice del Terzo Settore

Circolari e orientamenti ministeriali sul Codice e sugli Enti del Terzo Settore

In breve

La Riforma in pillole

Guida alla Riforma del Terzo Settore

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Economias Nuevas: due testimonianze dalla Colombia

Ottobre 6, 2022

Si è da poco conclusa la prima fase di “Economias Nuevas”, uno dei progetti di cooperazione internazionale di OIKOS in cinque comuni del Dipartimento del Nariño in Colombia. Economias Nuevas ha ottenuto il finanziamento dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito della Programmazione 2019-2023 della legge regionale 19/2000 ed è sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.

Tra le aule di legno del bellissimo “Centro per la Pace” – l’Espacio educativo para la Paz y el Buen Vivir – donne, giovani e agricoltori di Samaniego hanno seguito per tre mesi i corsi teorici e pratici di agroecologia e di produzione di pannelli fotovoltaici. L’obiettivo: integrare modalità produttive ecosostenibili nel sistema agricolo locale. Il grande successo del progetto e l’entusiasmo dei partecipanti hanno consentito l’avvio di una seconda fase.

Economias Nuevas ha dato l’opportunità a due giovani studentesse del nostro territorio, Elena Degli Uomini (San Daniele del Friuli) e Samantha Quargnul (Pradamano), di partire da volontarie per dare lezioni di inglese ai beneficiari del progetto; due settimane fa sono tornate in Italia con gli occhi pieni dei paesaggi e delle persone di Samaniego. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistarle e di ascoltare la loro esperienza.

Da sinistra, Samantha Quargnul e Elena degli Uomini

Come avete scoperto il progetto Economias Nuevas?

S: È stato molto casuale; il progetto è finanziato dai nostri Comuni di residenza, e su Instagram una ragazza dell’amministrazione comunale di Pradamano aveva condiviso nelle sue storie il bando per fare domanda tramite il Comune. Ho pensato: “Questa estate non ho niente da fare, non ho nessuno con cui viaggiare: parto.” Ho poi scoperto che avrei dovuto mandare la domanda in Comune proprio all’ufficio dove lavora mia mamma. Quando le ho chiesto perché non mi avesse parlato di questo progetto, mi ha risposto che non pensava avrebbe mai potuto interessarmi. E invece eccomi qui, di ritorno da un mese in Colombia.

E: Io l’ho scoperto tramite la scuola che frequento: un’altra ragazza aveva fatto un’esperienza simile in Colombia; a scuola avevamo anche un referente di cittadinanza attiva che periodicamente ci mandava dei bandi e nel vedere questo ho deciso di provarci.

Cosa vi ha spinte a partire?

S: L’esigenza di continuare un percorso di cambiamento e di crescita che già era in atto quando mi sono trasferita a Bologna a studiare. Sai, sono una perfetta friulana – o almeno, pensavo di esserlo. Molto chiusa, legata alle sue sicurezze… L’esperienza universitaria a Bologna poi mi ha completamente stravolta, e nel cavalcare questo cambiamento ho deciso che era tempo di partire in Colombia.

E: Io sapevo che prima o poi avrei fatto un’esperienza del genere. E poi ero incuriosita dalla possibilità di scoprire l’altra parte del mondo, ma non con gli occhi turistici e con le sicurezze e le tutele che avrebbe avuto un turista: eravamo in un’area non molto facile.

A cosa ti riferisci?

E: Samaniego, il paesino in cui abbiamo vissuto, è sperduto nelle Ande. Prima di partire abbiamo dovuto seguire un corso di sicurezza, in preparazione all’esperienza! Abbiamo passato la prima settimana in isolamento: una scelta dell’associazione e dei cooperanti che ci ospitavano: era preferibile che gli abitanti si abituassero gradualmente all’arrivo di due europee.

L’Espacio educativo para la Paz y el Buen Vivir, Samaniego

Il progetto Economias Nuevas è finalizzato a ridurre la vulnerabilità economica e sociale delle donne, dei giovani e delle popolazioni rurali. Quali sono le problematiche vissute dagli indigeni in Colombia?

E: I colombiani, specie le popolazioni rurali, vivono in un contesto in cui sono obbligati a lavorare con la cocaina o comunque nell’illegalità. Crescono in un contesto in cui commerci di questo tipo sono completamente sdoganati, e non c’è la stessa percezione dell’illegalità che potrebbe avere un europeo nel proprio paese.

S: Manca un’alternativa. Immagino che molti abitanti non siano felici di assecondare questo stato di cose, ma se ti ribellassi verresti ucciso. Non c’è la possibilità di immaginare un cambiamento radicale dal basso.

Le popolazioni locali colombiane sono organizzate in piccole comunità o in cooperative di produzione. Il progetto di Economias Nuevas è ambizioso: tentare di convertire un sistema di produzione agricolo, in un territorio rurale, in cui certe modalità di coltivare sono fortemente radicate. Quali sono le barriere da abbattere affinché un progetto alternativo ed ecosostenibile come Economias Nuevas attecchisca?

E: Secondo me non si tratta tanto di fare in modo che un nuovo modello “attecchisca”; non si trattava di impiantare un nuovo modello su quello tradizionale, ma di integrare un modello ecosostenibile con qualcosa di già esistente. Mi pare che tutti usassero metodi ecosostenibili, ciascuno nel proprio modo. Sono popolazioni profondamente legate alla natura, perciò hanno il loro modo di assecondare i suoi cicli e di trarne i frutti. Paradossalmente, forse è più facile integrare un modello ecosostenibile in queste culture, particolarmente legate alla terra che coltivano da millenni con le stesse tecniche.

S: Confermo. Il progetto non intende snaturare lo stato delle cose, ma migliorarlo. Cerca innanzitutto di dare a tutti gli strumenti tecnici di base per implementare questo tipo di agricoltura; e poi lo fa nel rispetto di quello che sono e che fanno da secoli.

Ad esempio?

S: Estendendo su larga scala dei metodi che già conoscevano, o passando loro degli strumenti che rendano più efficienti tecniche che già conoscono.

Ma fino a che punto queste popolazioni erano consapevoli del tema dell’ecosostenibilità prima di conoscere questi progetti?

E: Secondo me non si rendevano neanche conto di essere “gentili” con l’ambiente. Non conoscono i macchinari e le tecniche che usiamo in Occidente, si affidano ai loro metodi tradizionali da millenni. Concetti come “ecosostenibilità” o “agroecologia” appartengono a strutture occidentali, nate quando in questa parte del mondo abbiamo realizzato che la questione climatica va affrontata attuando dei cambiamenti nei nostri sistemi produttivi.

E in che modo invece hanno recepito la parte “imprenditoriale” del progetto? Sono disposte a lanciarsi nell’avvio o nella conversione di un’attività in una modalità ecosostenibile?

E: Io li ho visti molto aperti. Ce li hanno presentati come persone molto chiuse, eppure io li ho visti molto interessati. Anna Paola, la cooperante di OIKOS che lavora a Samaniego, ci aveva accennato che c’erano altre persone interessate a partecipare, ma le iscrizioni si erano già chiuse e non c’è stato modo di inserire nuovi partecipanti… ma c’erano molte persone interessate a questi temi.

S: Soprattutto i partecipanti al corso di produzione di pannelli fotovoltaici erano in gran parte molto avanti con l’età, e già lavoratori con molta esperienza. Mi ha scaldato il cuore vedere come un signore di cinquant’anni, nonostante il suo lavoro, venisse volentieri a imparare. Nonostante avesse lavorato molti anni con un certo metodo di produzione, era disposto a mettersi in discussione e a imparare qualcosa di nuovo. In questo senso mi sono stupita non tanto dei giovani, quando degli adulti che hanno partecipato. Qui in Europa è molto diverso: dopo una certa età, se si ha un lavoro stabile e garantito, si fa fatica a mettersi in gioco con questa spontaneità.

Come ti spieghi questa differenza?

S: Non so se sia una questione di semplice umiltà o se provano anche la sensazione di “avere qualcosa da imparare”, da abitanti del terzo mondo coinvolti in un progetto nato in Europa.

E: Forse hanno una mentalità più aperta rispetto alla nostra. Avendone l’opportunità, decidono di fare qualcosa di nuovo pur senza averlo mai sperimentato. Hanno un modo semplice di vedere le cose, con cui colgono le opportunità in maniera spontanea, senza farsi troppe “paranoie” su se e quanto potrà tornargli utile.

Samantha e Elena tengono una lezione di inglese ai locali nell’Espacio educativo para la Paz y el Buen Vivir

Parallelamente a tutto questo, continua l’ampliamento dell’Espacio Educativo para la Paz in cui si sono svolte le lezioni teoriche di Economias Nuevas. I primi due livelli sono stati completati lo scorso giugno e altri due verranno ultimati nei prossimi mesi. Che atmosfera si respira in questo spazio?

S: Questa è una cosa che ci ha toccate da vicino! Stavano costruendo questo padiglione proprio accanto alla nostra camera, e dalle 7:30 eravamo svegliate dai rumori del cantiere! [ridono]

E: Le persone che abbiamo incontrato nel Centro per la Pace sono molto accoglienti; magari nei primi momenti ti guardano da lontano, ti fanno giusto un cenno di saluto, ma poi iniziano a coinvolgerti in una conversazione o a condividere il loro cibo. E poi si percepisce il senso del gruppo.

S: Sono anche molto flessibili nella relazione: durante le lezioni di inglese, eravamo noi le insegnanti e loro gli allievi, ma appena fuori dall’aula erano in grado di abbattere questa barriera e si relazionavano con noi in maniera calda e amichevole.

Avete avuto occasione di passare del tempo con i locali anche al di fuori dell’Espacio Educativo para la Paz. Una cosa che vi piace ricordare di quei momenti?

S: Il senso di protezione. Avevamo formato un gruppo con alcuni di loro, e una cosa che mi era piaciuta tantissimo è la sensazione di essere protetta. Conoscono la situazione, sanno che noi, da occidentali, veniamo notate più facilmente, e per strada o nelle zone in cui potevamo essere più esposte cercavano di garantirci il massimo conforto possibile.

E: A me è piaciuto molto il coinvolgimento: di fatto, noi non li conoscevamo. Eppure tutte le volte che siamo usciti insieme non hanno esitato a portarci in piccole escursioni a Samaniego, o a bere una cosa con i loro amici, a farci domande sulle nostre vite. Nonostante fossimo completamente estranee al loro contesto, ci hanno incluso.

Siete giovanissime: in che modo pensate che questa esperienza potrà aiutarvi a definire il vostro futuro?

E: Io sono tornata a casa con più consapevolezza rispetto a ciò che succede in America Latina. Dopo questa esperienza ci sono cose che guardo con occhi diversi, soprattutto le opportunità offerte dal mondo che ci circonda: cose che in Colombia un ragazzo della mia età non potrebbe mai fare, mentre io sì.

S: Provo lo stesso sentimento. E poi ho scoperto una parte di me che non pensavo esistesse: quella parte che ha iniziato a fare capolino quando ho deciso di lasciare Pradamano e di andare a studiare a Bologna, e che ha deciso poi di cogliere l’occasione della Colombia quando si è presentata.

Avete in programma di tornare in Colombia o altri progetti di cooperazione?

E: Se dovesse capitare un’occasione simile sì, penso che tornerei lì.

S: Vorrei stabilirmi in Colombia per un po’ dopo la laurea triennale, che conto di finire il prossimo luglio; nel frattempo, pianifico di tornarci un mesetto durante quest’anno, incastrando questo viaggio con gli studi.

Davvero bellissimo! Grazie per il vostro tempo.

Economias Nuevas ha ottenuto il finanziamento dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia nell’ambito della Programmazione 2019-2023 della legge regionale 19/2000 ed è sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.

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Verità e giustizia per Mario Paciolla e per la Colombia

Marzo 28, 2021

Oggi – domenica 28 marzo – Mario Paciolla avrebbe compiuto 34 anni. Invece la sua vita si è conclusa in Colombia il 15 luglio 2020 in una drammatica vicenda ancora tutta da chiarire, in un primo momento la sua morte, infatti, era stata camuffata da suicidio, ma le evidenze sono ben altre.

Avevamo da poco concordato con il nostro partner in Colombia di intestare una sezione del nuovo «Centro per la Pace e Buen Vivir» di Samaniego (costruito grazie ai progetti di cooperazione di OIKOS), nel Sud del Paese, alla memoria di Giulio Regeni, quando, pochi giorni dopo, arrivò la notizia della tragica scomparsa di Mario Paciolla, quasi ad unire i due nomi e le due storie ci fosse un invisibile filo e doloroso rosso. Ancora una volta dunque – dopo l’uccisione di Giulio Regeni – l’Italia si trova a chiedere memoria e giustizia per uno dei suoi giovani impegnati all’estero, Paciolla lavorava infatti in Colombia, a San Vincente del Caguàn, come osservatore Onu per il rispetto degli Accordi di Pace. 

A stupire e addolorare è la posizione delle Nazioni Unite che come ha evidenziato nei giorni scorsi Erasmo Palazzotto, deputato di LeU e presidente della Commissione d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, a otto mesi dalla sua tragica morte ha «scelto di non collaborare proattivamente con i legali della famiglia di Mario Paciolla, non condividendo tutte le informazioni preziose di cui l’agenzia dispone».

È infatti necessario e prioritario fare chiarezza sul lavoro svolto dal cooperante italiano nei giorni precedenti alla sua morte e sugli accadimenti che hanno preceduto il suo tentativo di ritornare in Italia (aveva già comprato il biglietto di rientro, sarebbe dovuto partire di lì a cinque giorni), elementi che possono contribuire a ricostruire la vicenda. Pare infatti che Paciolla non si fidasse più nemmeno dei suoi colleghi.

Verità anche per la Colombia

Restituire verità e giustizia per Mario Paciolla significa farlo anche nei confronti di un Paese segnato da decenni di conflitti e in cui gli Accordi di Pace – firmati nel 2016 dallo Stato con le Farc (OIKOS da anni sta sostenendo il difficile processo di pace nel Sud del Paese) e nei quali tanta fiducia era stata riposta – sono ora in una fase di stallo.

Basti pensare che secondo Indepaz (Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz), nel 2020 si sono registrati 91 massacri, per un totale di 381 vittime, e sono stati assassinati 310 leader sociali e 64 ex combattenti. Un bagno di sangue che non è cessato in questi primi mesi del 2021, durante i quali i leader  sociali uccisi risultano già 29 e i massacri 16. E proprio al “genocidio politico” in Colombia è stata dedicata la 48ma sessione del Tribunale permanente dei popoli che si è conclusa proprio ieri.

Oikos lavora in Colombia da 6 anni, consapevole di operare per un Paese e un Popolo dalle potenzialità straordinarie. «Noi di OIKOS – sottolinea il presidente, Giovanni Tonutti – continueremo a dare il nostro contributo, in questo momento lo stiamo facendo attraverso un progetto per lo sviluppo del Turismo sostenibile, mossi dalla certezza che la crescita delle comunità e la loro emancipazione economica siano la migliore delle armi contro la violenza. Continuiamo quindi a lavorare per rafforzare le comunità locali, in particolare le più vulnerabili, come le comunità dei piccoli agricoltori, le associazioni delle vittime del conflitto e le comunità indigene».

L’appuntamento

Stasera alle 18 sul sito e i social di «Imbavagliati» (Festival Internazionale di Giornalismo Civile), sarà trasmesso in streaming un ricordo, nel giorno del suo compleanno, di Mario Paciolla, cui aderiscono anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, Articolo21.

Per saperne di più ecco alcuni consigli di lettura

Intervista coi genitori di Mario Paciolla – Il Manifesto 

Chi era Mario Paciolla – Valigia blu

Le incognite sulla morte – Il fatto quotidiano

La violenza dell’esercito riporta indietro la Colombia – Internazionale 

Doppia crisi in Colombia – Internazionale

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«Ogni bisogno un’opportunità»: il 26 marzo un webinar su INSPIRE e BEST

Marzo 15, 2021

Come d’abitudine Oikos Onlus – insieme alla rete dei suoi partner – fa il punto sulle progettualità in corso, guardando al futuro, alle occasioni che offrono e, soprattutto, agli scenari che aprono. Ecco allora che diventa imperdibile l’appuntamento di venerdì 26 marzo, quando alle 9 prenderà il via il webinar «Ogni bisogno un’opportunità. Strumenti di innovazione sociale per un’economia solidale e inclusiva» in cui guarderemo agli sviluppi dei progetti Inspire e Best.

Il webinar si terrà sulla piattaforma Zoom, per l’accesso è necessario compilare il form al link https://forms.gle/EbQAGxmRvZAhmq9y6 

Per informazioni è possibile scrivere a info@oikosonlus.net

La mattinata si articolerà in due distinti panel, ecco qui dei seguito il programma dettagliato degli interventi (che qui puoi scaricare in pdf):

Panel 1 | 9 > 10.50

Il progetto FAMI INSPIRE: l’insegnamento della lingua italiana L2 quale opportunità per un lavoro interdisciplinare e di rete a livello regionale 

Introduce e modera Anna Paola Peratoner, Oikos onlus 

Graziella Colasanto | Primo Dirigente Divisione Polizia Amministrativa, Sociale e Immigrazione, Questura di Trieste
Saluti istituzionali – Esserci con la forza della sicurezza integrata. 

9.30 – Renata Purpura, Direzione progettazione e innovazione CIVIFORM di Cividale, lead partner del progetto FAMI INSPIRE
Presentazione del progetto INSPIRE: il ruolo del partenariato come rete attiva, elementi innovativi delle azioni, output e stato di avanzamento del progetto. 

9.45 – Rodolfo Bisatti, regista, referente metodologico VAM
Introduzione all’approccio VAM (Video Alfabetizzazione Multi sensoriale) quale metodo didattico innovativo per l’insegnamento della lingua italiana L2. 

10 – Rossella Quatraro, dirigente CPIA di Pordenone
Lavorare in rete a livello regionale: l’insegnamento della lingua italiana L2 come risposta a bisogni ma anche come sfida per innovare le metodologie didattiche tout court. 

10.15 – Miriam Totis, Direzione centrale salute, politiche sociali e disabilità, direttore del Servizio programmazione e sviluppo dei servizi sociali e del Servizio integrazione sociosanitaria
Dalla co-programmazione alla co-progettazione: come lavorare per l’inclusione sociale in modo integrato tra servizi. 

10.30 – Paolo Felice, vice presidente Legacoop FVG
La co-progettazione come spazio politico e strumento amministrativo da valorizzare. 

10.45 – Pausa caffè 

Panel 2 | 10.55 > 13 

Il progetto FAMI BEST: l’imprenditorialità a impatto sociale chiama, quali bisogni e quali opportunità in gioco? 

Introduce e modera Anna Paola Peratoner, Oikos onlus 

Alessia Rosolen, assessore al Lavoro, Formazione, Istruzione, Ricerca, Università e Famiglia Regione FVG
Saluti istituzionali – Il pilastro europeo dei diritti sociali: la regione alla prova dell’innovazione sociale e alla sfida della sostenibilità. 

11.15 – Federica Riva, OIKOS Onlus
Il progetto BEST come opportunità di modellizzazione condivisa per la formazione alle competenze imprenditoriali a impatto sociale. L’imprenditorialità sociale come opportunità per un agire sostenibile. 

11.30 – Valeria Filì, prof.ssa ordinaria di Diritto del Lavoro e presidente del CUG dell’Università degli Studi di Udine
La sfida delle Pari Opportunità per una società inclusiva verso gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030: quale il ruolo delle imprese per creare valore sociale? 

11.45 – Ketty Segatti, vicedirettore centrale lavoro, formazione, istruzione e famiglia, Direzione centrale lavoro, formazione, istruzione e famiglia
Il quadro strategico della Regione FVG a supporto dell’imprenditorialità e della costruzione di sinergie tra servizi nel raggiungimento degli obiettivi della nuova programmazione europea e dell’Agenda ONU 2030. 

12.00 – Barbara Comini, coordinatrice generale A.T.I. Imprenderò – S.I.S.S.I del FVG
Come accompagnare le nuove imprese verso una maggiore consapevolezza delle sfide della complessità e delle competenze in gioco per essere sostenibili, inclusive e orientate al futuro? 

12.15 – Claudia Baracchini, project Manager Senior di Friuli Innovazione

Dall’ecosistema dell’imprenditorialità, alla contaminazione di saperi, ai nuovi modelli di business: quando l’incubatore è d’impatto. 

12.30 – Paola Benini, presidente Confcooperative Udine e coordinatrice Commissione Dirigenti Cooperatrici Friuli Venezia Giulia
Progetti, esperienze dal mondo dell’imprenditorialità sociale: il valore della creazione di uno spazio per la diversità, quale impatto di risultato? 

12.45 – Riflessioni conclusive 

 

I due progetti

INSPIRE «Innovazione/Sperimentazione/Integrazione» 

Il progetto che intende sperimentare, con minori e adulti stranieri presenti in Friuli Venezia Giulia e con maggiori fragilità e difficoltà di apprendimento, metodologie didattiche innovative (VAM e Accelerated Learning) per rendere ancora più efficace il percorso di alfabetizzazione, l’apprendimento della lingua italiana e l’acquisizione delle competenze civiche e sociali fondamentali per favorire l’integrazione socio culturale sul territorio regionale. 

Il progetto nasce, infatti, dalla necessità di facilitare, da un lato, il processo di integrazione di minori, per lo più senza sostegno parentale (i così detti Minori Stranieri Non Accompagnati MSNA), e dall’altra degli adulti stranieri migranti in Italia (Richiedenti Asilo Rifugiati RAR) che spesso evidenziano serie difficoltà nell’apprendimento della lingua dovute ad una scarsa, o inesistente, alfabetizzazione nel paese di origine o a problematicità collegate a vissuti traumatici. 

Obiettivo Specifico: 2. Integrazione / Migrazione legale
Obiettivo Nazionale: ON 2 – Integrazione – lett. h) Formazione civico linguistica – Servizi sperimentali di formazione linguistica 2018-2021

 

BEST «Boosting Entrepreneurial Skills as Tool of Integration of migrants to labour market» 

Un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ ambito del FAMI – Fondo asilo, migrazione e integrazione il cui partenariato coinvolge anche realtà di Austria, Slovenia e Croazia. Obiettivo principale del progetto è quello di rafforzare le competenze e le capacità imprenditoriali dei cittadini di Paesi extra EU che si trovano in Italia, competenze spendibili sia per l’avvio di un progetto imprenditoriale che per un più efficace e proficuo inserimento nel mondo del lavoro. 

Nel corso del 2020 sono ben tre le edizioni del corso di Imprenditorialità a impatto sociale realizzate da Oikos onlus in collaborazione con Friuli Innovazione e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Udine. Le formazioni hanno visto una significativa partecipazione, soprattutto femminile, e hanno portato all’avvio di iniziative imprenditoriali da parte dei partecipanti che stanno già dando i loro frutti, nonostante le difficoltà legate alla pandemia di Covid-19. 

Per dare sostenibilità e diffusione alla metodologia formativa imprenditoriale “BEST”, Oikos onlus ha anche organizzato dei «Train the trainers», formazioni dedicate agli operatori del settore con l’obiettivo di condividere la formula sperimentata nei corsi di imprenditoria a impatto sociale. 

Il progetto BEST è finanziato nell’ambito dell’Asylum, Migration and Integration Fund (AMIF) 2017 -Action Grant (AG)-INTE-04

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Colombia, al Centro educativo para la Paz y el Buen vivir le «Giornate della comunità indigena Awa del Sande»

Dicembre 9, 2020

Pace e diritti – nonostante il difficile momento determinato dalla pandemia – continuano a germogliare in uno dei luoghi che più ci stanno a cuore su questa terra. Il Centro educativo para la Paz y el Buen vivir di Samaniego, nel Nariño, in Colombia – realtà preziosa che negli anni Oikos onlus ha costruito insieme all’Istituto Sur Isais Alexander Von Humboldt –, ha infatti ospitato, dal 17 al 21 novembre, le «Giornate della comunità indigena Awa del Sande». «Ci emoziona e ci rende orgogliosi – spiega il presidente di Oikos, Giovanni Tonutti – sapere che un evento dal significato così profondo e ricco di contenuti, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo a livello globale, si sia tenuto nella meravigliosa cornice del Centro educativo, ospitato dal’Istituto Isais». 

«La comunità indigena degli Awa del Sande – prosegue Tonutti – attende da anni un contributo, sia per quel che riguarda la formazione che i mezzi, per potersi emancipare in termini di capacità di auto difesa e auto determinazione. Parliamo di una comunità millenaria che oggi si sta aprendo al mondo, all’economia, al turismo. È un cammino, il loro, dalle grandissime potenzialità, ma che va sostenuto ed incoraggiato. Oikos lavora nel Nariño ormai da anni e di tale necessità ne è ben consapevole, proprio per questo stiamo ci stiamo adoperando per un nuovo progetto di cooperazione che mira a favorire il turismo sostenibile come molla per la crescita del territorio e delle comunità che lo abitano, favorendo al contempo e di conseguenza il rafforzamento e il consolidamento del processo di pace. Accanto a noi ci sono il Comune di San Daniele del Friuli e di Pradamano, compagni di viaggio importanti che hanno già deciso di investire in questa iniziativa. In Colombia c’è grandissima attesa per questa progettualità, non a caso sono ben sette gli enti pubblici che la appoggiano. La rete dei partner è dunque davvero ricca. Siamo fiduciosi che anche le nostre istituzioni in un prossimo futuro vorranno continuare a sostenere il lavoro di appoggio al difficile processo di pace nel Sud della Colombia, intanto abbracciamo Harold Montufar Andrade, L’Istituto ISAIS e la Comunità AWA del Sande».

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Il progetto Safe in Repubblica Democratica del Congo: un racconto per immagini

Agosto 27, 2020

Potremmo utilizzare mille parole per raccontarvi il progetto Safe — Santé Alimentaire et Formation — realizzato da Oikos insieme al Centro Balducci grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Fagagna, ma affidiamo la narrazione a un breve video che raccoglie le belle immagini catturate dal nostro cooperante Lorenzo Flego. Accanto a lui, oltre naturalmente, al personale locale hanno preso parte al progetto tre giovani volontari friulani. È questo un aspetto importante dell’iniziativa perché ha consentito non solo a loro di fare un’esperienza straordinariamente formativa, ma anche una disseminazione significativa dei contenuti del progetto.

In breve, prima di lasciarvi al video, l’obiettivo di Safe era di contribuire a risolvere il problema della malnutrizione alla Pediatria di Kimbondo attraverso la formazione del personale sanitario locale, la promozione della sicurezza alimentare e lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile.

La Pediatria di Kimbondo è un importante punto di riferimento per il territorio ed è nata con lo scopo di fornire cure gratuite alle famiglie in difficoltà economica e accoglienza a bambini orfani in precarie condizioni di salute. Parliamo di bimbi affetti da malaria, HIV, tubercolosi, meningite e altre malattie che la struttura si impegna a seguire e curare, ma il problema più grave e complesso è sicuramente quello della malnutrizione, altamente sottovalutato: il personale non è sufficientemente preparato per gestirla adeguatamente e inoltre spesso mancano del tutto i prodotti e gli strumenti necessari alla cura e alla diagnosi del problema.

Molte sono le cause di questi problemi: una di queste la qualità e la varietà del cibo. Ecco dunque che il progetto ha puntato sulla formazione del personale sanitario, nonché (come vedrete) sul rinnovamento degli spazi quali Farmacia e Cucina affinché permettano uno stoccaggio e una conservazione adeguata di farmaci e derrate alimentari. Si è altresì lavorato allo sviluppo del Polo Agricolo della Pediatria, per garantire una duratura e costante fornitura di alimenti proteici.

Per avere maggiori informazioni potete andare a questo link , qui invece trovate un racconto in itinere di Lorenzo Flego.

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La mia esperienza in Neonatologia-Pediatria di KIMBONDO (Kinshasa)

Luglio 18, 2016

Agnese Castellarin, cooperante a Kimbondo per conto di OIKOS, racconta la sua esperienza all’interno della neonatologia-pediatria. Buona lettura

LA VITA E’ UN DONO SPECIALE!

Non è la mia prima esperienza in Africa ed in Repubblica Democratica del Congo ma la prima all’interno di una Neonatologia e con dei bambini così piccoli. Alcuni di loro li ho visti arrivare, li ho presi in braccio e le loro manine erano grandi quanto un mio dito. E’ il caso della piccola Evelyn e del piccolo Hugo Marco, abbandonati rispettivamente dai loro genitori e portati in Pediatria da due passanti sulla strada. All’arrivo di ogni piccola ed importante vita P. Hugo, presidente della struttura e missionario pediatra, sceglie per ciascuno un nome. Un nome per ciascuno dei suoi attuali 460 piccoli e giovani abitanti.

IMMAGINI DI VITA DELLA NEO. Un reparto ospedaliero che funge anche da casa/rifugio per 111 bambini, un numero che varia di giorno in giorno, grazie ai neonati che arrivano abbandonati dalle loro famiglie e a causa dei decessi dovuti alle condizioni in cui gli stessi arrivano qui. Bambini normodotati, portatori di handicap. Bambini sani e bambini spesso colpiti da idrocefalia, malnutrizione, malaria e affetti da HIV/AIDS. Bambini felici di scorrazzare tra le camere, il corridoio, l’atrio ed il refettorio della Casa. Bambini rifiutati o orfanelli di padre e madre che sono stati accolti alla Pediatria.

Bambini che corrono, si esprimono a loro modo e che gattonano, strisciano lungo il corridoio, che dormono e che a volte fanno fatica ad addormentarsi subito la sera nella struttura in cui OIKOS ONLUS, AMAHORO e i partner del progetto “New Neo” hanno deciso di impiegare i fondi regionali del Friuli Venezia Giulia per la cooperazione internazionale allo sviluppo.

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OIKOS sostiene i volontari di Ospiti in Arrivo

Giugno 14, 2016

Si resta solo che basiti a leggere che i volontari di Ospiti in Arrivo facessero business con i richiedenti asilo.

E fa male, tanto male, leggere commenti di miseri popolani che non aspettano altro che biasimare, condannare, vociferare, affidandosi solo a qualche titolo letto sulla misera stampa locale. Diffondere voci non controllate è diabolico, velenoso, instilla odio e disprezzo.

OIKOS non ci sta. Assieme al suo Consiglio Direttivo, al suo staff e i suoi associati e simpatizzanti sostiene pubblicamente tutti i volontari di Ospiti in Arrivo che da due anni a questa parte hanno sopperito le gravissime lacune di uno Stato in merito alla accoglienza dei richiedenti asilo. Non c’è giustificazione che tenga.

Ospiti in Arrivo ha svolto in silenzio un’attività di prima accoglienza o di primo soccorso a Udine: ha informato i nuovi arrivati sulle procedure da compiere per mettersi in regola, ha fornito coperte, biscotti tè caldo, tutto materiale donato dai generosi abitanti della nostra regione. [Read more…]

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